AB-ORIGINE FORMA MENTIS
Nata a seguito di un viaggio in Australia, la serie “Ab-Origine Forma Mentis” ha come obbiettivo quello di essere la congiunzione tra gli antichi valori estetici e “rituali” dell’artigianato aborigeno e il processo di semplificazione e di recupero del passato. Il fascino e la bellezza celati dietro a materiali semplici come stracci e cellulosa, acquistano un significato fondamentale; diventano cioè la rievocazione stessa di condizioni primordiali che costringono a mettersi in relazione con l’altro da sé ovvero, (come sostengono gli aborigeni) con “colui che non vediamo” ma che “vive in ciò che vede”. Svincolati da sottolineature illustrative o forme grafiche, questi lavori non cercano l’effetto o lo stupore e neppure un plauso ammirato ma si rifanno a qualcosa di familiare, naturale e necessario come un’antica tradizione popolare. La raffinata bellezza proclamata dai colori antichi, sporchi e sbiaditi dal tempo (e da un intenso e imprevedibile processo di elaborazione), viene rievocata facendo dell’assimilazione e della stratificazione un vero e proprio “modus operandi”. Macchie, impronte e strappi improvvisi, hanno in questi lavori una dichiarata importanza ed individuano aree e campiture che richiamano sulla superfice il valore del reperto antico. Ciò che importa infatti è il processo creativo, le forze che plasmano la forma e non la riconoscibilità dei suoi esiti. Un’ulteriore semplificazione e “ritorno all’origine” di un linguaggio che, pur seguendo il principio e l’ambiguità del tempo, non ne è (e non dovrà mai esserne) contaminato.er effettuare modifiche.
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ARCHEOLOGISMI
La serie degli “Archeologismi” propone di
giocare sull’effetto e sul valore evocativo della pittura e sull’ inevitabilità
della sua corruzione determinata dal tempo.Una forma di precarietà spesso dimenticata che diventa un intimo bisogno di riflessione, un richiamo “inconscio” a qualcosa di personale.
La casualità, e la stratificazione di queste opere mirano a creare dei segni e delle tracce dai quali riaffiorano talvolta vecchie grafiche da tappezzeria o resti di intonaco e di antichi affreschi. Un richiamo quindi a tutto ciò che e’ diventato rappresentativo di culture passate ma che ora fa parte dell’immaginario comune. L’antico manufatto, che rappresentava una situazione, un momento o un periodo, diventa ora "campo di colore" tradotto in un gesto pacato e tranquillo, indice di storie personali e interiori dalla forte valenza umana. Strappi, griglie e mancanze di colore, rappresentano il passaggio del tempo, la prova di ciò che è stato, e il loro potere rievocativo. Un approccio sia legato al ricordo di ciò che queste tracce dovevano essere o rappresentare un tempo, sia a ciò che potrebbero diventare in futuro. La stratificazione di colore e cera (con un procedimento molto lungo) diventa infatti il pretesto a mantenere aperte infinite strade interpretative, come se la superficie fosse rielaborabile all’infinito quindi reinterpretabile in momenti diversi. L’opera cioè diventa strato dopo strato memoria, ed è qui che tende a perdere i riferimenti materiali della realtà per acquistare un sua singolare identità.
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La casualità, e la stratificazione di queste opere mirano a creare dei segni e delle tracce dai quali riaffiorano talvolta vecchie grafiche da tappezzeria o resti di intonaco e di antichi affreschi. Un richiamo quindi a tutto ciò che e’ diventato rappresentativo di culture passate ma che ora fa parte dell’immaginario comune. L’antico manufatto, che rappresentava una situazione, un momento o un periodo, diventa ora "campo di colore" tradotto in un gesto pacato e tranquillo, indice di storie personali e interiori dalla forte valenza umana. Strappi, griglie e mancanze di colore, rappresentano il passaggio del tempo, la prova di ciò che è stato, e il loro potere rievocativo. Un approccio sia legato al ricordo di ciò che queste tracce dovevano essere o rappresentare un tempo, sia a ciò che potrebbero diventare in futuro. La stratificazione di colore e cera (con un procedimento molto lungo) diventa infatti il pretesto a mantenere aperte infinite strade interpretative, come se la superficie fosse rielaborabile all’infinito quindi reinterpretabile in momenti diversi. L’opera cioè diventa strato dopo strato memoria, ed è qui che tende a perdere i riferimenti materiali della realtà per acquistare un sua singolare identità.
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JOY LASCIA TUTTO
Compresa in un vasto progetto di Scultura ed Ecodesign, la serie “Joy lascia tutto”,prevede l’utilizzo di materiali poveri o di scarto, come pretesto re-interpretativo del giocattolo antico.
Queste ricostruzioni fedeli propongono delle situazioni bloccate nella memoria, istanti quasi sempre non legati alle attività di gioco, ma ai momenti precedenti o successivi. Il riordinare macchinine, aerei e camion o la loro ricomposizione in ceste, carretti o scaffali, vuole essere una metafora delle influenze razionali a cui tutti siamo sottoposti. Questi lavori infatti vogliono rappresentare l’aspetto ludico dell’espressività liberata da ogni condizionamento formale, rivendicando il gusto per la manipolazione tipica dell’età infantile.
L’intento e’ quello di riproporre il superamento del senso di antico e di superato, con la ri-attualizzazione di oggetti di vita comune, usati, consumati e vissuti che ridonano al mondo il loro primario entusiasmo. Tele e tessuti ma anche legni o casse, lavorate poi con la pittura e la cera rendono visibili le tracce del tempo. Vecchie cancellature rispecchiano i ricordi che svaniscono, dando spazio alle suggestioni tipiche della compostezza antica. Su tutto ciò, un velo di polvere fissa le cose e contemporaneamente le separa dalla nostra possibilità di intervenire. Come se, recuperando la fanciullezza da giocattolo di legno, possano diventare presenze protagoniste di un quotidiano che le vede invecchiare […]
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Compresa in un vasto progetto di Scultura ed Ecodesign, la serie “Joy lascia tutto”,prevede l’utilizzo di materiali poveri o di scarto, come pretesto re-interpretativo del giocattolo antico.
Queste ricostruzioni fedeli propongono delle situazioni bloccate nella memoria, istanti quasi sempre non legati alle attività di gioco, ma ai momenti precedenti o successivi. Il riordinare macchinine, aerei e camion o la loro ricomposizione in ceste, carretti o scaffali, vuole essere una metafora delle influenze razionali a cui tutti siamo sottoposti. Questi lavori infatti vogliono rappresentare l’aspetto ludico dell’espressività liberata da ogni condizionamento formale, rivendicando il gusto per la manipolazione tipica dell’età infantile.
L’intento e’ quello di riproporre il superamento del senso di antico e di superato, con la ri-attualizzazione di oggetti di vita comune, usati, consumati e vissuti che ridonano al mondo il loro primario entusiasmo. Tele e tessuti ma anche legni o casse, lavorate poi con la pittura e la cera rendono visibili le tracce del tempo. Vecchie cancellature rispecchiano i ricordi che svaniscono, dando spazio alle suggestioni tipiche della compostezza antica. Su tutto ciò, un velo di polvere fissa le cose e contemporaneamente le separa dalla nostra possibilità di intervenire. Come se, recuperando la fanciullezza da giocattolo di legno, possano diventare presenze protagoniste di un quotidiano che le vede invecchiare […]
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